Introduzione
I paesaggi stratificati di Primiero
Primiero è (anche) paesaggio. Trascinati dalla corrente turistica degli ultimi decenni è stato messo l’accento – quando si trattava di pensare-raccontare-fare la nostra zona – sul paesaggio dimenticandosi però del territorio. In altre parole: ci si è concentrati sul “bello da percepire” dimenticandosi del “buono da agire”. Si vuole qui provare a riunire i due concetti, ovvero coniugare territorio e paesaggio fornendo alcuni strumenti utili e immediati per percepire il paesaggio di oggi (sappiamo che l’atto del percepire mette in moto tutti i nostri sensi; quindi non solo guardare, ma anche ascoltare, annusare, toccare e persino gustare il paesaggio) tenendo conto degli strati che lo compongono, delle attività che lo hanno modellato nel passato o che lo stanno plasmando ora.
Le prime tre sezioni (bosco, agricoltura, edilizia) raccontano di un processo di grosso impatto, ovvero della grande trasformazione avvenuta durante la seconda metà del Novecento che ha portato all’abbandono (in parte programmato e in parte no) di alcune pratiche fino a quel momento connesse intimamente con l’organizzazione sociale e territoriale di Primiero. Tale cambiamento, avvenuto a livello economico e sociale, ha lasciato profondi segni sul territorio e nel paesaggio tanto da permettere – attraverso immagini, ricostruzioni grafiche, mappe, audio – un facile ed immediato confronto tra il prima e il dopo, tra quel che prima c’era o non c’era e quello che c’è oggi.
L’ultima sezione (Sagron Mis), pur analizzando la grande trasformazione, si basa invece su delle riflessioni che trattano non soltanto del passato e del presente bensì anche del futuro: un modo per riflettere sullo strato paesaggistico che noi stiamo “costruendo” e che lasceremo in eredità alle generazioni future.