Introduzione
Il fiume Chiese e la Valle del Chiese
Cinque sezioni (“Lavori e paure attorno al fiume”, “Le centrali idroelettriche in Valle del Chiese”, “Paesaggi idroelettrici”, “La Bóra di Boazzo. Un simbolo della trasformazione”, “Un territorio che si racconta”) condensano e presentano i principali avvenimenti legati al fiume Chiese, la cui storia ha determinato la vita e l’economia della valle e dei suoi abitanti. Una storia che ha profondamente segnato il paesaggio e il territorio.
Lo testimoniano le numerose fucine e segherie che sfruttarono le acque del fiume nei secoli XIV-XIX anche per far fluitare i tronchi (bóre) verso la Pianura Padana.
Da questo commercio della fluitazione le comunità della valle ricavarono grande vantaggio economico, prima di tutto per la vendita del legname ai commercianti lombardi, in secondo luogo per gli indennizzi pattuiti per ogni “menata” (tradotta di tronchi) e per ogni bóra.
La fluitazione cessò gradualmente dopo che, a partire dalla seconda metà del Settecento, si verificarono alcune disastrose inondazioni del fiume, favorite dal fatto che i suoi argini erano stati sbrecciati o indeboliti dal passaggio del legname. Gli argini vennero riparati da Austria e Italia anche gran parte della campagna, inondata di ghiaia, venne bonificata e recuperata alle colture.
Le cose per la valle cambiarono radicalmente con la costruzione degli impianti idroelettrici sul Chiese. Il tranquillo secolare sistema agricolo-pastorale, che non era stato turbato da alcune segherie e dalle fucine dei fabbri locali, venne all’improvviso sovvertito quando, tra il 1952 e il 1960, furono costruite le dighe e le centrali idroelettriche Bissina, Boazzo, Morandino, Cologna e Storo. Il fenomeno, accompagnato negli anni successivi dall’insediamento nel fondovalle del Chiese di alcune fabbriche, portò lavoro in tutte le famiglie, ma ebbe conseguenze, per certi aspetti, devastanti sulla cultura di paese e sulla gestione del territorio.
Simbolo di questa trasformazione è la “Bóra di Boazzo”, il tronco di un grande abete bianco, tagliato dalla piana di Malga Boazzo e portato a Daone prima che le acque del fiume ricoprissero quelli che fino a quel momento erano stati dei lussureggianti pascoli.
L’epopea della costruzione dell’impianto dell’Alto Chiese e il racconto di quegli anni, ha ispirato numerosi film e documentari che raccontano cosa è avvenuto nella Valle nel corso degli anni Cinquanta.