La violenza delle acque
Gli enormi danni causati dall’inondazione dei giorni 7 e 8 corrente [7 e 8 ottobre 1906] nella borgata di Storo, e la costernazione e miseria dagli stessi portata nella povera sua popolazione, costringono la sottoscritta Rappresentanza comunale a rivolgere rispettosa domanda a codest’Eccelsa Assemblea per larghi e pronti soccorsi.
Il Rio Proez, che discende dai monti che immediatamente s’innalzano sopra questa borgata, ha distrutto il proprio condotto ed ha inondate ed inghiaiate le contrade e le case del paese.
Il torrente Palvico, dopo aver asportato due colossali ponti di pietra e distrutta una gran parte della strada comunale di Valle Ampola, ha poi abbattuti e rovinati in generale i lunghi e costosissimi suoi argini ed allagate ed inghiaiate le ubertose e fertili plaghe di campagna circostanti.
Il fiume Chiese ha pure straripato rovinando argini e campagne. Il torrente Sorino e la Fontana Bianca hanno pure deviato dai loro alvei e distrutte le campagne nelle loro adiacenze.
Insomma, tutto assieme è proprio una vera e completa rovina di questa borgata e con essa dei suoi duemila abitanti.
I danni subiti dal Comune ascendono a 700 mila Corone senza contare poi i numerosi e rilevanti danni a privati.
La borgata si trova ora completamente isolata, cioè priva di ogni comunicazione, e si comincia già a sentirne le funeste conseguenze, cioè il rincaro e la mancanza dei generi di prima necessità.
Oltre a ciò, avendo ora il Palvico rovinati i propri argini e depositata nel proprio letto un’enorme quantità di congerie, la borgata di Storo è seriamente minacciata di venir quanto prima inondata e distrutta.
Detto torrente, che ora serpeggia liberamente per la campagna, sgorga ed ingorga poi il canale di scolo che attraversa l’intera plaga coltivata.
Con ciò non passerà molto tempo che quest’intera plaga di campagna verrà ridotta ad una vera palude e la brava e laboriosa popolazione di Storo sarà costretta ad emigrare in massa per sottrarsi alla miseria e alla malaria.
Il Comune già stracarico di debiti e la popolazione di balzelli e imposte si trovano nell’assoluta impossibilità di ripristinare le proprie comunicazioni e tanto meno di ripararsi dai torrenti che minacciano di irrompere nel paese e distruggere la borgata”