L’evoluzione delle vie di comunicazione a Cles
Cles è il centro amministrativo ed economico dell’ampia Valle di Non. Il ruolo di capoluogo vallivo è dovuto alla sua posizione geografica, favorevole rispetto al resto dei paesi della valle.
Posto su un terrazzamento ai piedi del monte di Cles e sopra la profonda forra scavata dal torrente Noce, gode di un’ampia visuale sull’intera Valle ed è l’unico punto di snodo in cui convergono le principali vie di comunicazione tra la Val di Non e la Val di Sole.
Una gola profonda separa la valle in più sponde, determinando lo sviluppo di centri urbani lungo i pendii soleggiati e protetti, ma, allo stesso tempo, rendendone difficili le comunicazioni tra di essi. La natura del torrente ha così dettato le linee guida future per i percorsi stradali e l’allineamento dei centri abitativi della Valle di Non. Il paesaggio clesiano odierno è alterato nella sua essenza originaria: la costruzione di nuovi sistemi viari e agglomerati urbanistici in netta evoluzione hanno portato a mascherare i più importanti paesaggi che l’hanno attraversato nelle epoche. Tra le direttrici dello sguardo che aiutano a riconoscerne l’essenza, vi sono le strade che detengono ancora la loro importanza nello scenario e aiutano a ricostruire la fisionomia ambientale, ovvero l’essenza del luogo o geniuns loci come lo chiamavano i Romani (1).
Sentieri ripidi e stretti in profondi dirupi e avvallamenti, difficili da attraversare, come la forra del fiume Noce, limitavano le comunicazioni tra i paesi: l’unico elemento importante di questo paesaggio di carattere romano furono dunque i ponti.
La zona nord-est della Valle di Non, oggi colmata dalle acque del bacino artificiale di Santa Giustina, un tempo era il vallone del Noce. Qui i Romani eressero il Ponte Alto (Pont Altus) e solcarono strade che collegarono e segnarono il paesaggio fino alla metà del Novecento. Il Ponte Alto, anticamente detto di Caralla, permetteva il collegamento tra le due sponde attraverso la Via Romana. In prossimità dell’odierna diga di Santa Giustina, era incassato nella profondità di due rocce altissime, il Doss della Colombara o della Poinela, sopra il fragore delle acque: un ponte che incuteva paura nell’affrontarlo e le cui dimensioni permettevano appena il transito di pedoni e animali, ma che fino al 1888 costituiva l’unico passaggio. Grazie a questo ponte Cles iniziò ad assumere rilevanza come crocevia e futuro capoluogo vallivo.
Passando per Ponte Alto proseguiva lungo la campagna parallela all’attuale Strada Statale di Via Trento, sino a giungere al rione di Pez.
Via Traversara: antica via parallela a Via Romana
L’altro versante di Cles, nella parte alta a est del paese, presenta tratti morfologici tipici di un terrazzamento posso ai piedi del monte Cles. È qui che scorreva la seconda arteria stradale, dopo la Via Romana: la Via Traversara.
Era la più importante mulattiera d’Anaunia2. Varcate le Ischie di Denno, saliva passando per Tuenno, infine arrivando a Cles e da lì arrivando in Val di Sole fino ai piedi del Tonale. Nella giurisdizione dei Signori de Cles, la Via Traversara era detta anche Via del Ferro, perché vi passavano le someggiate dalle miniere di ferro di Comasine in Val di Peio, e da quelle dell’argento di Proves, sfruttate dai Cles (3).
Le antiche carte geografiche, come ad esempio, quelle contenute nel noto Atlas Tyrolensis, disegnate da Peter Anich (1769) sul finire del Settecento, evidenziano che il più importante sentiero della civiltà medievale in Val di Non era proprio la Via Traversara.
Provenendo da Tuenno, essa entrava nel paese di Mechel, congiungendosi poi con Cles, dove da Spinazeda proseguiva per Prato, attuale Piazza Granda e da qui procedeva in Val di Sole. Prato era un distretto che si sviluppò attorno alla odierna Piazza Granda e che deriva il proprio nome dal latino Pratum, che significa luogo pianeggiante. Per l’importanza della Via Traversara e della zona paludosa che delimitava il paese, il distretto di Prato fu da sempre il centro del paese, punto di ritrovo per mercanti e luogo dove sorsero i palazzi signorili nell’Ottocento. Oggi, entrando nel paese, si può notare questo netto distacco per l’esistenza di due piazze, la piazza più antica Piazza Granda, la cui forma assomiglia a un poligono irregolare, coronata da palazzi signorili e la piazza antistante, oggi biglietto da visita per chi accede al paese, e denominata, fino ai primi del Novecento, Piazza San Rocco. Essa non presentava palazzi che vi si affacciassero, era costituita da un ampio spazio inedificabile, situato ai piedi della Chiesa parrocchiale e affiancato da una fila alberata. Le linee di questa piazza sono soprattutto rette e portano ad orientare lo sguardo verso il centro storico dove si incontra anzitutto Palazzo Assessorile. La piazza, benché oggi sia punto di snodo per le strade vallive e richiami con la sua grandezza il bacino lacustre un tempo esistente, già a partire dal Settecento metteva in comunicazione i rioni del paese prima incomunicabili. Essa era, inoltre, per i Signori de Cles, che vivevano a Palazzo Assessorile, una meta che, da un luogo di cultura, permetteva di raggiungere un luogo di pace: la chiesa parrocchiale, edificata dagli stessi voluta nel Cinquecento.
L’Ottocento fu per la valle un secolo di grandi realizzazioni di opere pubbliche: strade carrozzabili, acquedotti irrigui, centrali elettriche. Verso la metà dell’Ottocento si prese la decisione di erigere, in località Santa Giustina, un ponte sopra il baratro del Noce. Nel 1888 il Ponte di Santa Giustina si ergeva altissimo sulla forra del Noce con un’arcata snella intrecciata nelle travi di ferro. L’apertura del ponte comportò una rinuncia al passaggio su Ponte Alto e un lento abbandono della famosa Via Traversara.
Il paesaggio era stato trasformato da una viabilità impattante. Il formarsi di nuove vie di comunicazione comportò lo sviluppo di altre vie secondarie: è il caso di via Trento, il cui sviluppo fu il riflesso dell’apertura del ponte di S. Giustina. La costruzione di queste strade fu essenziale per la crescita dell’economia della valle e pose in comunicazione realtà geografiche prima distanti tra loro.
Una nuova strada, Viale Degasperi, fu realizzata in seguito alla costruzione del nuovo ospedale. Tale strada attraversa a tutt’oggi la zona Moie. Bisognerà attendere gli anni Sessanta per l’avvio dei lavori di prosecuzione della strada in direzione Tuenno. Prima di allora la strada si fermava dinanzi all’ospedale per poi proseguire verso Via Diaz, antica Via Traversara.
NOTE:
1 Cfr. ANDREOTTI G., per un’architettura del paesaggio, Trento, Artimedia Trentini, 2008.
2 Cfr. LEONARDI E., Anaunia. Un secolo di strade e di tranvie, Trento, Temi editrice, 1988, p. 28.
3 Cfr. Ivi p. 28.