Come è stato possibile il cambiamento?
Nel corso di alcuni secoli, prima in modo graduale poi attraverso le grandi accelerazioni del ’900, il territorio del Trentino è stato domato, addomesticato, piegato in un certo senso agli interessi dell’uomo per il soddisfacimento dei bisogni primari e del sostentamento. É mutato un paradigma; da terre incolte a terre coltivate. Il fondovalle, i terreni lungo l’alveo dell’Adige, le valli, i pendii, i versanti, il bosco, gli alpeggi: territori che hanno cambiato volto in ragione – in funzione – dell’intervento umano finalizzato. Il cambiamento è stato decisivo. Un “movimento di paesaggi” che si è basato sulla relazione tra la condizione dell’ambiente fisico e del clima, gli scopi e le caratteristiche degli uomini operanti singolarmente o in piccoli gruppi sul territorio, le azioni e gli orientamenti più generali delle comunità e degli organi di governo. Alla base, lo sforzo individuale e collettivo di dare risposta alla domanda sempre crescente di cibo e di prodotti dovuta all’aumento della popolazione e a motivi commerciali.
Da nomadi a stanziali
La vite, il melo, il gelso, le piantagioni di tabacco, i cereali, gli orti, l’oliveto, il pascolo di montagna e la selvicoltura fino al noceto e al castagneto e così via. Il Trentino delle terre coltivate. Ma una volta? Migliaia di anni fa – lo definiscono come neolitico, l’ultimo dei periodi dell’età della pietra – l’uomo decide gradatamente di passare dalla vita nomade alla condizione stanziale. Che significa: da raccoglitore a coltivatore e da cacciatore ad allevatore. A questo periodo risalgono l’invenzione dell’aratro e pure i primi insediamenti in valle dell’Adige. Con il sedentarismo si pongono le basi future per lo sviluppo delle civiltà: dal modello agricolo di sussistenza ai modelli di agricoltura tradizionali fino ai recenti comparti industriali su scala internazionale e di mercato. Un computo di tappe, fasi, momenti, scansioni. É la difficile ricerca nel Trentino delle terre coltivabili in pianura e sui versanti.
Gelsicoltura
Il gelso e il baco da seta. La coltivazione del baco da seta (cavalèr nella forma dialettale) è strettamente collegata alla presenza del gelso (Morus alba), pianta originaria della Cina…
Tabacchicoltura
Le foglie del tabacco. La pianta del tabacco viene introdotta in Europa alla corte del re di Francia dal Sud America verso la seconda metà del secolo XVI. L’iniziativa è del diplomatico…
Viticoltura
La vite. La coltura della vite è documentata, fin dalla seconda metà del primo millennio avanti Cristo, dal ritrovamento di importanti reperti archeologici. Uno dei rinvenimenti più significativi…
Melicoltura
Il melo. Un paesaggio costruito: così si presenta oggi la Valle di Non, dove su gran parte della superficie fino ai 1.000 metri di altitudine si estendono i meleti. Nella seconda metà dell’800, a causa delle malattie…
Olivicoltura
Gli olivi. La coltivazione dell’olivo assume un valore di grandissimo rilievo per il Trentino in quanto rappresenta la penetrazione più settentrionale di tale pianta in ambito europeo…
Orticoltura
Gli orti. L’orticoltura trentina ha rappresentato una risposta alle esigenze di autoconsumo da parte delle famiglie contadine. Gli orti alpini, in generale, costituiscono piccole porzioni di territorio…
Selvicoltura
Il bosco. In Trentino si ha una variabilità tipologica dei boschi che possiamo definire “estrema”: si va dalle leccete caratteristiche del clima mediterraneo della Bassa Valle del Sarca alle fustaie di pino cembro…